L’arte greca dal Medioevo oscuro all’epoca classica

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Scoprite il capolavoro architettonico del XIII secolo a.C. con la Porta dei Leoni a Micene, dove l’arte incontra l’innovazione strutturale.

 

Il percorso della tradizione classica, dalle sue origini nell’antica Grecia del V secolo a.C. fino alla sua diffusione a Roma, nel Rinascimento e nel mondo moderno, appare spesso come una linea retta. Tuttavia, le sue radici sono estremamente complesse e risalgono a un’epoca di turbolenze. Dopo il crollo della civiltà micenea, la Grecia entrò in un periodo che gli storici definiscono “Secoli Buoi”, un’epoca in cui l’architettura monumentale e le arti decorative sembravano affievolirsi, cedendo il passo a forme di espressione più semplici e astratte. Tuttavia, attraverso questo periodo di silenzio, nacque una nuova estetica rigorosa e matematicamente organizzata, che, sebbene inizialmente possa sembrare semplice, gettò le basi per l’intera evoluzione successiva dell’arte occidentale, plasmando un mondo in cui ordine e armonia avrebbero regnato. Questa è la storia dell’arte geometrica. Ma come è riuscita quest’arte, con le sue linee rigorose e i suoi motivi ripetitivi, a diventare il precursore della perfezione classica? La risposta si nasconde nei frammenti di ceramica e nei pochi resti architettonici che sono sopravvissuti. La familiarità stessa dell’arte greca potrebbe farci considerare l’inizio dell’arte narrativa come un dato di fatto (Carter).

 

La Nascita di una Nuova Estetica: Dalla Proto-geometrica alla Geometrica Matura

L’alba dell’età del ferro in Grecia, intorno al X secolo a.C., segna un momento cruciale. Non si tratta solo di una transizione tecnologica. È una rinascita culturale che si esprime principalmente sull’argilla. Ad Atene, che emerge precocemente come un centro artistico all’avanguardia, gli artigiani iniziano a sperimentare nuove forme e principi decorativi, allontanandosi consapevolmente da qualsiasi eredità micenea che fosse sopravvissuta. I vasi rinvenuti nelle tombe di questo periodo, noto come Proto-geometrico, rivelano un cambiamento straordinario. I semplici motivi micenei a curve scompaiono. Al loro posto emerge una geometria rigorosa, quasi puritana. Gli artigiani, utilizzando pennelli a pettine multipli, riproducono i vecchi disegni con una precisione senza precedenti, creando cerchi concentrici, semicirchi e linee parallele che abbracciano la superficie del vaso con ritmo e ordine.

La tecnica migliora in modo spettacolare. I vasai, perfezionando il tornio, creano forme più robuste, più armoniche ed efficienti nel loro utilizzo, mentre la decorazione non è più un elemento casuale, ma si adatta perfettamente e mette in risalto la struttura di ogni vaso, enfatizzando il collo, la pancia o le maniglie. Allo stesso tempo, i pittori sviluppano la tecnica del nero lucido, che, cotto ad alte temperature, acquisisce un aspetto lucido e metallico, coprendo gradualmente superfici sempre più ampie e creando un forte contrasto con l’argilla chiara. Questo periodo, nonostante la sua semplicità, è rivoluzionario. Stabilisce le regole di un nuovo linguaggio, dove la logica e l’ordine prevalgono sull’emozione, un linguaggio che si arricchirà e si evolverà drammaticamente nei secoli successivi. La storia dell’arte greca è piena di momenti di rottura e ricomposizione (Stansbury-O’Donnell).

Con il passare del tempo e l’arrivo del IX secolo a.C., la decorazione diventa più elaborata e complessa. Gli artisti, avendo completamente padroneggiato le forme geometriche di base, iniziano a introdurre nuovi temi, timidamente all’inizio, più audacemente in seguito. Sulle bande dei vasi compaiono uccelli stilizzati e, soprattutto, cavalli. Perché il cavallo? Forse perché rappresentava la ricchezza, la velocità e la classe aristocratica dei guerrieri che dominavano questa società. Tuttavia, queste forme non sono naturalistiche. Sono perfettamente integrate nella logica geometrica, costituite da triangoli, linee e curve, come se fossero anch’esse un ulteriore motivo decorativo, un esercizio di astrazione. E poi, appare anche la figura umana. Inizialmente come una silhouette, con un torso triangolare, una testa rotonda e arti lineari, una figura che somiglia più a un simbolo che a una rappresentazione.

Il culmine si raggiunge nell’VIII secolo a.C., durante il periodo Geometrico Maturo. La decorazione diventa ora ambiziosa, quasi maniacale. Su alcuni vasi monumentali, come i giganteschi amphorae e i crateri utilizzati come segnali nelle tombe di Dipilo ad Atene, i motivi geometrici – meandri, zig-zag, rombi – coprono l’intera superficie in bande multiple e dense, creando un senso di “horror vacui”, la paura del vuoto. Non c’è un centimetro scoperto. Tuttavia, all’interno di questa trama densa, le figure umane assumono un ruolo da protagoniste e per la prima volta si organizzano in scene narrative. Vediamo l’intenzione, il corteo funebre in cui il defunto giace su un letto funerario circondato da lamentatori che si strappano i capelli per il dolore. Vediamo corse di carri in onore del defunto. Vediamo battaglie, con guerrieri che impugnano scudi a forma di delta e si scontrano in un campo di battaglia definito dalla stessa ordine geometrico. Queste scene, sebbene astratte e schematiche, sono le prime grandi composizioni narrative dell’arte greca antica, il lontano progenitore delle metope del Partenone. Il rapporto tra natura, arte e geometria in Grecia è diventato da allora un campo di ricerca e ammirazione costante (Papathanassiou). Le opinioni accettate e convenzionali sull’arte greca sono spesso semplicemente sopravvivenze accademiche di un passato lontano (Ivins Jr).

Oltre la Ceramica: Architettura e Metallurgia nei Secoli Buoi

Sebbene la ceramica geometrica domini la nostra percezione del periodo, la creazione artistica non si limitò all’argilla. L’architettura, sebbene su scala ridotta rispetto ai palazzi micenei, presenta un notevole interesse, con l’Eubea che offre una finestra unica su quest’epoca. Nella località di Lefkandi, gli scavi archeologici hanno portato alla luce un imponente edificio, datato intorno al 1000 a.C. Era una vasta costruzione ad arco, lunga quasi 50 metri, realizzata con mattoni, legno e fondamenta in pietra. La sua importanza, tuttavia, non risiede solo nelle dimensioni, senza precedenti per l’epoca, ma anche nell’uso. Al centro dell’edificio sono stati trovati due ricchi sepolcri: quello di un guerriero, le cui ceneri erano custodite in un’ampolla di bronzo proveniente da Cipro, e quello di una donna, adornata con gioielli d’oro. Questa scoperta suggerisce che l’edificio non fosse una semplice abitazione. Probabilmente, era un eroe, uno spazio di culto dedicato a un sovrano locale dopo la sua morte, o forse il suo stesso palazzo trasformato in monumento funerario.

I corredi funerari, oggetti provenienti dall’Oriente e dall’Egitto, rivelano come, nonostante l’introversione dei Secoli Buoi, l’Eubea, grazie alla sua posizione strategica nel Mar Egeo, mantenesse contatti commerciali e culturali. L’edificio di Lefkandi, sebbene unico, collega l’eredità micenea con le nuove tendenze architettoniche, preannunciando la pianta ad arco che incontreremo più tardi nei primi templi. Allo stesso tempo, la metallurgia fiorisce. Piccole statuette in bronzo di cavalli e figure umane, con la stessa rigorosa logica geometrica che vediamo nei vasi, costituiscono preziosi ex-voto in santuari come quello di Olimpia. La metallurgia del periodo geometrico e la sua relazione con l’arte successiva rivelano la graduale fuga dalle rigide convenzioni (Casson). È sorprendente quanto poco sappiamo dell’arte del periodo al di là della ceramica, poiché grandi statuette, principalmente realizzate al tornio, sono state trovate in varie località greche della tarda Età del Bronzo, e questo potrebbe essere un campo in cui future scoperte ci sorprenderanno, come indica uno studio pertinente (Robertson). Questo periodo, a lungo considerato stagnante, si rivela infine un’epoca di fermento e cambiamenti fondamentali, in cui la Grecia Geometrica ha posto le basi per il grande movimento orientalizzante che l’avrebbe seguita (Coldstream).

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Testa di terracotta bifronte dalla Creta, 10°/9° secolo a.C., con un volto maschile e uno femminile, utilizzata come idolo di culto o contenitore di offerte.

 

Società, Simboli e Narrazione: Decifrare il Mondo dell’Arte Geometrica

 

L’arte non nasce mai nel vuoto. È lo specchio della società che la crea, un codice che riflette i valori, le paure e le ambizioni. Pertanto, per comprendere veramente l’estetica rigorosa, quasi cerebrale, del periodo geometrico, dobbiamo guardare oltre i meandri e le spirali e chiederci: chi erano le persone che commissionavano e creavano queste opere e cosa cercavano di comunicare? La risposta si trova nella stessa funzione delle creazioni più emblematiche dell’epoca, i colossali vasi di Dipilo. Questi capolavori non erano semplici oggetti decorativi. Erano segnali. Monumentali indicatori funerari, posti sopra le tombe dell’aristocrazia ateniese, un’élite che, dopo secoli di turbolenze, iniziava a riorganizzarsi e a consolidare il proprio dominio nella neonata città-stato. Erano dichiarazioni di potere.

In questo contesto, le complesse scene narrative che li adornano acquisiscono un significato più profondo. La scena dell’intenzione (l’esposizione del defunto) non è semplicemente una registrazione del lutto, ma una pubblica dimostrazione della ricchezza e della posizione sociale della famiglia, che poteva disporre delle risorse per una cerimonia funebre così elaborata e, soprattutto, per un monumento di tale portata. Ogni figura, dal defunto che giace imponente sul letto funerario alla folla di lamentatori che lo circondano con le mani sulla testa in un gesto di dolore standardizzato, contribuisce alla gloria della casa. Ancora di più, le scene delle corse di carri e delle battaglie che spesso occupano le bande inferiori fungono da un epitaffio visivo, esaltando le virtù del defunto come guerriero e leader, collegandolo all’ideale eroico celebrato dalle epiche omeriche, che proprio in quel periodo iniziavano a cristallizzarsi in forma scritta. L’arte e la poesia camminavano di pari passo. L’impegno per comprendere la ricca matrice culturale in cui si sviluppò l’arte greca è fondamentale (Stansbury-O’Donnell).

La figura umana stessa diventa portatrice di questa narrazione. Sì, è schematica. Il torso è un triangolo rovesciato, la testa un cerchio con un punto per occhio in profilo rigoroso, le gambe e le braccia sono semplici linee, ingrossate nei polpacci e nelle cosce per indicare il volume. Non c’è alcun tentativo di realismo o personalizzazione. Tutte le figure si somigliano, distinte solo da elementi discreti che indicano il sesso o il loro ruolo. Tuttavia, attraverso questa assoluta astrazione, gli artisti geometrici raggiunsero qualcosa di rivoluzionario: crearono un codice visivo chiaro e leggibile, capace di trasmettere narrazioni complesse. L’assenza di realismo non è una debolezza. È una scelta consapevole che enfatizza l’azione e la struttura della scena, piuttosto che i dettagli individuali. L’inizio dell’arte narrativa in Grecia si basò proprio su queste silhouette isolate e su cortei che sembravano fiammiferi (Carter).

Con l’avanzare dell’VIII secolo, le narrazioni diventano più audaci, e gli studiosi discutono se alcune di esse rappresentino miti specifici. È la figura che tiene due guerrieri uniti in vita un riferimento ai mitici gemelli Molioni? È la scena di un naufragio, dove un uomo si aggrappa alla chiglia capovolta di una nave, una prima rappresentazione di Ulisse? Le risposte non sono certe. Tuttavia, solo l’esistenza della domanda dimostra che gli artisti iniziavano a esplorare i confini della loro arte, passando dalla rappresentazione generale della vita aristocratica alla specifica illustrazione della mitologia, una transizione che avrebbe definito l’arte greca per i secoli a venire. La profonda connessione tra arte e geometria che si forgiò allora, divenne la base su cui si costruì l’intero edificio classico (Ivins Jr). Questa ossessione per l’ordine, il ritmo e la precisione matematica esploderà presto in qualcosa di completamente nuovo.

Alla fine dell’VIII secolo a.C., un nuovo vento inizia a soffiare nel Mar Egeo. L’uscita graduale dai Secoli Buoi, la fondazione di colonie a Occidente e i crescenti contatti commerciali con le culture del Vicino Oriente – Fenici, Assiri, Egiziani – portano con sé non solo nuovi prodotti, ma anche nuove idee, nuove tecnologie e, soprattutto, un nuovo e esotico vocabolario iconografico. Il mondo rigoroso, introverso e razionale dell’arte geometrica inizia a ricevere influenze. Il cambiamento è travolgente e segna il passaggio al periodo orientalizzante. Le rigide linee geometriche iniziano a piegarsi, a diventare curve. Sulle superfici dei vasi, accanto ai tradizionali meandri, irrompono creature fantastiche dall’Oriente: sfingi, grifoni, sirene e maestosi leoni. La paura del vuoto si ritira, le composizioni diventano più rarefatte e le forme ottengono più spazio per respirare e muoversi. La Grecia Geometrica, dopo due secoli di concentrazione artistica, apriva a braccia aperte le sue finestre sul mondo (Coldstream). La figura umana stessa si trasforma. La tecnica della silhouette nera rimane, ma ora gli artisti iniziano a utilizzare l’incisione per rendere dettagli, come muscoli, capelli e pieghe dei vestiti. I corpi diventano più carnosi, più organici, preannunciando la plastica monumentale del periodo arcaico. Pertanto, il periodo geometrico non fu la fine di un mondo, ma la necessaria, lunga e dolorosa preparazione per la nascita di uno nuovo. Fu la scuola dell’ordine e della narrazione. Fu la base.

Lefkandi-Argilla-Centauro-900 A.c.-Cipro-Influenze Orientali.

Antico centauro in argilla da Lefkandi, circa 900 a.C., presenta influenze precoci e orientali, promuovendo l’arte dei centauri nell’antica Grecia.

Bibliografia

Carter, J., ‘L’inizio dell’arte narrativa nel periodo geometrico greco’, Annali della Scuola Britannica di Atene, (1972).

Casson, S., ‘Lavorazione del bronzo del periodo geometrico e la sua relazione con l’arte successiva’, Il Journal of Hellenic Studies, (1922).

Coldstream, J.N., Grecia Geometrica: 900–700 a.C., (2004).

Ivins Jr, W.M., Arte e geometria: uno studio sulle intuizioni spaziali, (1946).

Papathanassiou, M.K., ‘Natura, arte e geometria in Grecia’, Tomo 1: Manoscritti.› Codici‹, Testi…, (2025).

Robertson, M., Una Storia Breve dell’Arte Greca, (1981).

Stansbury-O’Donnell, M.D., Una storia dell’arte greca, (2015).