
Crotus, un nome che potrebbe non essere molto conosciuto, occupa una posizione unica nella mitologia greca. A differenza degli dèi olimpici o degli eroi semidei, Crotus non è protagonista di epiche battaglie o avventure spettacolari. La sua storia è più sottile, intrecciata con l’arte, la musica e l’espressione di apprezzamento. Era figlio di Euphème, la nutrice delle Muse, e crebbe al loro fianco sul Monte Elicona. Questo legame stretto con le Muse spiega anche la sua invenzione: l’applauso. Era un modo per esprimere ammirazione e gratitudine per le arti, un modo che sarebbe diventato universale (cerca: storia dell’applauso).
La storia di Crotus, sebbene breve, ci offre un assaggio dell’importanza che gli antichi greci attribuivano all’arte e all’espressione dei sentimenti. Non erano semplici spettatori, ma partecipanti attivi, che esprimevano la loro ammirazione in un modo che risuona ancora oggi. Crotus, come inventore di questo modo di espressione, merita un posto nel pantheon delle figure mitologiche meno conosciute, ma altrettanto significative. Inoltre, il suo legame con l’arco e la sua raffigurazione come centauro aggiungono ulteriori livelli all’interpretazione del suo mito, aprendo strade per ulteriori studi (cerca: relazione tra tiro con l’arco e musica nell’antichità). La figura di Crotus offre una prospettiva diversa sulla mitologia greca, concentrandosi sulla vita quotidiana e sui piccoli, ma significativi, momenti di espressione.
Crotus e le Muse
Crotus, figlio di Euphème, ebbe la fortuna di crescere in un ambiente ricco di ispirazione e arte: l’Elicona, la montagna delle Muse. Euphème, come nutrice delle nove divinità della musica, della poesia, della danza e delle arti, assicurò a suo figlio un’educazione unica. Immaginate Crotus crescere circondato dalle melodie di Apollo, dalle recitazioni poetiche di Calliope e dai movimenti armoniosi di Tersicore (cerca: musica nell’antica Grecia). Questo contatto quotidiano con l’arte plasmò il suo carattere e lo portò all’invenzione che lo rese famoso.
L’invenzione dell’applauso da parte di Crotus non fu una scoperta casuale, ma un’evoluzione naturale del suo bisogno di esprimere ammirazione per le Muse. Mentre le osservava cantare e danzare, Crotus sentì il bisogno di rispondere, di mostrare la sua gratitudine. Così, iniziò a battere le mani ritmicamente, creando un suono che accompagnava le loro melodie. Questo suono, l’applauso, divenne rapidamente il modo in cui le persone esprimevano il loro apprezzamento per le arti, un modo che sopravvive ancora oggi. Secondo Nigidius Figulus, questa invenzione è direttamente collegata alla presenza delle Muse e alla necessità di una ricompensa sonora immediata per la loro arte (Figulus).
Oltre all’invenzione dell’applauso, Crotus è anche associato al tiro con l’arco. Questo legame deriva probabilmente dalla sua raffigurazione come centauro, una creatura metà uomo e metà cavallo, nota per le sue abilità nella caccia e nell’uso dell’arco. Il tiro con l’arco, come la musica, richiede precisione, ritmo e armonia, elementi che potrebbero spiegare il legame di Crotus con entrambe queste arti. Possiamo immaginare Crotus esercitarsi nel tiro con l’arco, seguendo il ritmo della natura, proprio come seguiva il ritmo della musica quando applaudiva. Lo studio di Andreas P. Antonopoulos e collaboratori riporta che il tema principale del mito era probabilmente l’invenzione dell’applauso o/ed il tiro con l’arco (Antonopoulos, et al.).
Eust. Le Sueur, Le Muse: Melpomene, Erato e Polimnia (1652-55). Olio su tela. Museo del Louvre, Parigi.
Il lascito di Crotus
Il lascito di Crotus è indissolubilmente legato all’atto dell’applauso. Nell’antica Grecia, l’applauso non era solo un segno di approvazione, ma anche una forma di partecipazione attiva a cerimonie religiose e rappresentazioni artistiche. Il crotus delle mani, come menzionato nel passo di Decharme, accompagnava spesso le cerimonie sacre, come quelle dei Cureti, dove il rumore delle loro armi e, probabilmente, l’applauso copriva il pianto del neonato Zeus (Decharme). Questo dimostra che l’applauso aveva anche una dimensione pratica, quasi rituale.
Dalla semplice azione ritmica delle mani, l’applauso si è evoluto in una forma complessa di espressione. Diversi ritmi e intensità potevano trasmettere emozioni diverse, dall’entusiasmo e ammirazione fino alla disapprovazione (cerca: tipi di applauso nell’antichità). Anche la postura del corpo, le espressioni facciali e le manifestazioni vocali accompagnavano spesso l’applauso, creando un’esperienza multistrato.
Il ritmo era un fattore determinante nell’evoluzione dell’applauso. Non era solo un battere delle mani, ma uno sforzo consapevole per creare un modello sonoro. Questo modello poteva essere semplice o complesso, veloce o lento, a seconda del contesto e dell’emozione che l’applaudente voleva esprimere.
L’applauso non è mai stata un’azione individuale. Era, e rimane, un’attività sociale, un modo per connettersi con gli altri, condividere un’esperienza comune ed esprimere emozioni collettive. Nell’antica Grecia, l’applauso univa il pubblico con gli artisti e i sacerdoti, creando un senso di comunità e partecipazione.
Oggi, l’applauso continua a essere la forma predominante di approvazione in tutto il mondo. Dalle sale da concerto e teatri agli stadi sportivi e raduni politici, il crotus delle mani rimane un potente modo di esprimere ammirazione, gratitudine ed entusiasmo. Il lascito di Crotus, sebbene spesso trascurato, vive in ogni applauso.
Crotus come simbolo
Crotus, come figura mitologica, trascende la semplice invenzione dell’applauso. Simboleggia il valore stesso dell’approvazione, il riconoscimento dello sforzo e del talento. In un mondo dove la critica è spesso facile e abbondante, l’approvazione funge da contrappeso, incoraggiando la creatività e l’eccellenza. La storia di Crotus ci ricorda l’importanza di riconoscere e apprezzare gli sforzi degli altri, siano essi artisti, atleti, scienziati o chiunque cerchi di offrire qualcosa di positivo al mondo.
Oltre all’approvazione, Crotus simboleggia anche il profondo legame tra arte e pubblico. L’applauso non è solo una reazione, ma un ponte di comunicazione. È il modo in cui il pubblico esprime comprensione, emozione e ammirazione per l’opera d’arte. Senza il pubblico, l’arte rimane incompleta, un monologo senza risposta. Crotus, con la sua invenzione, ha creato il dialogo, l’interazione vivente che completa l’esperienza artistica (cerca: interazione tra pubblico e artista).
Infine, Crotus rappresenta l’importanza della partecipazione attiva. Non basta essere spettatori o ascoltatori passivi. La vera apprezzamento dell’arte, dello sforzo, della vita in generale, richiede partecipazione attiva, espressione di emozioni, interazione. L’applauso, la forma più semplice e diretta di partecipazione, ci invita a far parte dell’esperienza, a connetterci con gli altri e a esprimere la nostra umanità comune. L’applauso è un promemoria che la vita è più ricca quando la viviamo attivamente e con entusiasmo.

La storia di Crotus, sebbene breve, ci offre un prezioso promemoria. Ci ricorda l’importanza dell’espressione, della connessione con gli altri e della partecipazione attiva alla vita. L’applauso, questo semplice atto inventato da Crotus, è più di un suono. È un modo per mostrare la nostra gratitudine, condividere la nostra gioia, diventare parte di un’esperienza comune. È un ponte che ci unisce agli artisti, agli atleti, ai relatori, a tutti coloro che cercano di offrirci qualcosa di bello, di significativo, di autentico. Non dimentichiamo, quindi, la prossima volta che applauderemo, l’eredità di questo eroe meno conosciuto, ma così importante, della mitologia greca.
Bibliografia
- Antonopoulos, Andreas P., Menelaos M. Christopoulos, e George W. M. Harrison. Reconstructing Satyr Drama. Walter de Gruyter GmbH & Co KG, 2021.
- Bampiniōtēs, Geōrgios. Λεξικό της νέας ελληνικής γλώσσας με σχόλια για τη σωστή …. Κέντρο Λεξικολογίας, 1998.
- Decharme, Paul. Μυθολογία της Αρχαίας Ελλάδος. ΗΛΕΚΤΡΑ, 2015.
- Figulus, Nigidius. Nigidius Figulus: Roman Polymath. Oxford University Press, 2024.
- Varvatēs, K. Lexikon Italo-Hellēnikon epitomōn. Τόμος 2, 1861.

